Il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Rentri, è ufficialmente partito il 13 febbraio, ma per molte aziende non è andato tutto liscio. Il Ministero dell’Ambiente va avanti per la sua strada, ignorando il tentativo del Senato di ottenere una proroga con il DL Milleproroghe. Il risultato? Software in difficoltà, norme poco chiare e autotrasportatori alle prese con continui problemi operativi.
Ad oggi, il Rentri coinvolge 32.000 trasportatori e ha registrato una crescita del 100% nelle adesioni, con 153.000 unità locali e 79.000 operatori economici già iscritti. In soli sette giorni, sono stati convalidati digitalmente tre milioni di formulari e 94.000 registri di carico e scarico. Ma i numeri non bastano a nascondere i disagi: il sistema fatica a dialogare con i software gestionali, rallentando il lavoro delle aziende e scaricando sugli autisti il peso di compilazioni complesse.
Proroga? Il Ministero fa finta di nulla
A complicare le cose c’è anche l’incertezza normativa. Il Senato ha approvato un emendamento per posticipare di due mesi l’obbligo di iscrizione per le aziende con oltre 50 dipendenti, ma il Ministero dell’Ambiente continua a far finta di niente, evitando di chiarire la propria posizione sulla proroga e insistendo sulla piena operatività del sistema.
Con regole poco chiare e sistemi che non funzionano, il Rentri rischia di trasformarsi in un boomerang per il settore. Gli autotrasportatori chiedono certezze e strumenti adeguati per lavorare: il tempo degli esperimenti è finito.
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Fonte: Truck24