La Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale per le imprese di autotrasporto: se un conducente usa in modo scorretto il cronotachigrafo, la responsabilità non ricade solo su di lui, ma anche sull’azienda.
Il caso in questione riguardava un autista sorpreso a guidare senza carta tachigrafica. Secondo la Cassazione, il titolare dell’impresa non è solo un obbligato in solido, ma anche un corresponsabile della violazione. Questo significa che le aziende non possono limitarsi a fornire il dispositivo, ma devono garantire che i conducenti lo usino correttamente, organizzando il lavoro in modo conforme alle regole.
Formazione obbligatoria e controlli aziendali
Le imprese hanno precisi obblighi nei confronti dei loro autisti:
Devono fornire istruzioni chiare sull’uso corretto del cronotachigrafo.
Hanno il dovere di organizzare l’attività dei conducenti affinché possano rispettare i tempi di guida e riposo.
Sono tenute a fare controlli periodici per verificare il corretto utilizzo del dispositivo.
Non possono incentivare, direttamente o indirettamente, comportamenti scorretti che portino a violazioni.
La sentenza ribadisce quindi che un’azienda non può scaricare la responsabilità sugli autisti: se ci sono infrazioni, la colpa è condivisa.
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Quando sentiamo parlare della Guida Michelin, la prima immagine che ci viene in mente è quella di ristoranti di lusso e chef stellati. Ma sapevi che questa celebre guida ha origini legate proprio al mondo dei trasporti? Sì, perché la Guida Michelin nacque con un obiettivo molto più pratico: aiutare gli automobilisti e gli autotrasportatori nei loro viaggi.
Le origini della Guida Michelin
Tutto ebbe inizio nel 1900, quando i fratelli Édouard e André Michelin, fondatori della famosa azienda di pneumatici, decisero di creare una guida gratuita per supportare chi si metteva in viaggio. All’epoca, le automobili erano ancora rare e le strade poco attrezzate. La guida forniva informazioni preziose su dove trovare stazioni di servizio, meccanici, gommisti e alloggi per la notte. Insomma, un vero e proprio strumento utile per chi passava lunghe ore sulla strada, proprio come gli autotrasportatori.
Dai camionisti ai ristoranti stellati
Nei decenni successivi, la Guida Michelin divenne sempre più popolare e iniziò a includere recensioni di ristoranti e alberghi, per aiutare i viaggiatori a trovare i posti migliori dove fermarsi. Fu così che nacque il famoso sistema delle stelle Michelin, che oggi premia i migliori ristoranti del mondo. Tuttavia, il legame con il mondo dei trasporti non è mai scomparso: ancora oggi, molti autotrasportatori fanno affidamento sulla guida per trovare luoghi affidabili dove mangiare e riposare durante i loro viaggi.
Un’eredità ancora viva
Anche se oggi la Guida Michelin è sinonimo di alta cucina, la sua origine è profondamente legata alla vita su strada. È affascinante pensare che un progetto nato per aiutare gli autotrasportatori si sia trasformato in un’icona mondiale della gastronomia! Quindi, la prossima volta che sentirai parlare di un ristorante stellato, ricorda che tutto è iniziato con l’esigenza di rendere i viaggi più sicuri e confortevoli per chi, come te, macina chilometri su chilometri ogni giorno.
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Il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, il Rentri, è ufficialmente partito il 13 febbraio, ma per molte aziende non è andato tutto liscio. Il Ministero dell’Ambiente va avanti per la sua strada, ignorando il tentativo del Senato di ottenere una proroga con il DL Milleproroghe. Il risultato? Software in difficoltà, norme poco chiare e autotrasportatori alle prese con continui problemi operativi.
Ad oggi, il Rentri coinvolge 32.000 trasportatori e ha registrato una crescita del 100% nelle adesioni, con 153.000 unità locali e 79.000 operatori economici già iscritti. In soli sette giorni, sono stati convalidati digitalmente tre milioni di formulari e 94.000 registri di carico e scarico. Ma i numeri non bastano a nascondere i disagi: il sistema fatica a dialogare con i software gestionali, rallentando il lavoro delle aziende e scaricando sugli autisti il peso di compilazioni complesse.
Proroga? Il Ministero fa finta di nulla A complicare le cose c’è anche l’incertezza normativa. Il Senato ha approvato un emendamento per posticipare di due mesi l’obbligo di iscrizione per le aziende con oltre 50 dipendenti, ma il Ministero dell’Ambiente continua a far finta di niente, evitando di chiarire la propria posizione sulla proroga e insistendo sulla piena operatività del sistema.
Con regole poco chiare e sistemi che non funzionano, il Rentri rischia di trasformarsi in un boomerang per il settore. Gli autotrasportatori chiedono certezze e strumenti adeguati per lavorare: il tempo degli esperimenti è finito.
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Il trasporto ferroviario delle merci nei porti italiani ha registrato un leggero calo nel 2024. Secondo i dati di Fermerci, l’associazione delle principali compagnie cargo, il numero di treni merci con origine o destinazione nei porti marittimi è stato di 45.288, segnando un -0,4% rispetto all’anno precedente. Il confronto con il 2022, quando i treni erano oltre 48.000, mostra una frenata più evidente, dovuta in gran parte alla crisi del Mar Rosso e del Canale di Suez che ha complicato il traffico container.
Chi guida la classifica?
Trieste si conferma al primo posto con 7.647 treni in transito, seguita da La Spezia (7.608) e Ravenna (7.253). Più indietro troviamo Genova Voltri con 5.661 treni. Il porto di Trieste mantiene il primato grazie alla sua strategia intermodale, cioè l’integrazione tra diversi mezzi di trasporto, ma ha comunque registrato una flessione rispetto al 2023 a causa di lavori infrastrutturali in Italia e nei paesi limitrofi (Austria, Germania, Repubblica Ceca e Slovenia) e delle difficili condizioni meteo in Centro Europa.
Un calo generale del trasporto ferroviario
Il rallentamento non riguarda solo i porti: nel 2024 il trasporto ferroviario merci in Italia ha subito una contrazione, con un totale di 51,1 milioni di “treni-chilometro” (il parametro che misura l’attività del trasporto su rotaia), in calo rispetto ai 51,7 milioni del 2023 e ai 53,4 milioni del 2022. A pesare sono stati sia la riduzione della produzione industriale sia le interruzioni dovute ai cantieri del PNRR, che hanno creato ritardi e disagi per gli operatori del settore.
Nuovi incentivi per rilanciare il settore
Nonostante le difficoltà, ci sono segnali positivi. Il primo riguarda un nuovo incentivo previsto dalla Legge di Bilancio 2025 per le manovre ferroviarie nei porti: ogni Autorità Portuale potrà destinare fino a 1 milione di euro l’anno per supportare le operazioni di movimentazione dei treni all’interno dei porti, con almeno il 50% dell’importo destinato direttamente alle imprese utilizzatrici del servizio.
Inoltre, è stato confermato l’aumento del “Ferrobonus” per il triennio 2025-2027, un incentivo che aiuta le aziende a scegliere la rotaia invece della strada, con vantaggi per l’ambiente e l’efficienza logistica.
Conclusione
Il trasporto merci su ferrovia sta attraversando un periodo di transizione, con sfide legate a infrastrutture in aggiornamento e condizioni di mercato difficili. Tuttavia, con gli incentivi in arrivo e strategie mirate, il settore potrebbe riprendere slancio nei prossimi anni.
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Le piccole e medie imprese italiane che operano nell’industria e nella logistica sembrano ancora poco inclini a sfruttare le tecnologie avanzate, in particolar modo l’intelligenza artificiale (AI). Questo è quanto emerge dallo studio “Corridoi ed efficienza logistica dei territori” di Contship e Srm (Centro Studi di Intesa Sanpaolo), che ha analizzato 400 aziende manifatturiere di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, oltre a 100 imprese del settore logistico.
L’AI? Solo il 19% delle aziende ci sta pensando
Secondo il report, l’81% delle imprese non utilizza affatto l’intelligenza artificiale nelle proprie operazioni quotidiane. Solo il 19% sta valutando di adottarla o ha già iniziato a sperimentarla. Tra gli ostacoli principali ci sono l’incertezza sui reali benefici e la scarsa conoscenza delle applicazioni pratiche. Tuttavia, alcune aziende iniziano a intravedere i vantaggi: il 35% pensa che possa ridurre i costi, il 34% ritiene che migliori la qualità dei prodotti, mentre il 24% la vede come un’opportunità per marketing e vendite.
Automazione e robotica tra le tecnologie più testate
Le tecnologie più sperimentate dalle aziende sono la blockchain (30%), seguita da automazione e robotica (18%), sistemi di riconoscimento visivo (17%) e analisi dei big data (17%). Tuttavia, nel settore logistico, la situazione è ancora più arretrata: solo il 3% delle imprese ha in programma investimenti in AI, mentre il 27% sta testando l’automazione per migliorare l’efficienza operativa.
Gomma batte ferro: l’88% delle aziende sceglie ancora la strada
Un altro dato rilevante riguarda il trasporto delle merci: la stragrande maggioranza delle aziende (88%) continua a preferire il trasporto su gomma rispetto alla ferrovia. Solo il 12% delle imprese adotta una soluzione intermodale, combinando strada e ferrovia per ottimizzare i costi e ridurre l’impatto ambientale. I motivi? Secondo il 59% degli intervistati, il trasporto su gomma è più economico; il 21% lo sceglie per la maggiore flessibilità nei tempi di consegna e il 20% per la sicurezza e l’affidabilità del servizio.
Eppure, il 66% delle imprese riconosce che una maggiore intermodalità potrebbe aiutare a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni imposti dall’Unione Europea. Il problema, secondo gli esperti, è soprattutto culturale: serve un cambio di mentalità per considerare il trasporto intermodale come una vera alternativa sostenibile al “tutto gomma”.
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